Intervista ad Alberto Truzzi, Presidente di ASSOBETON: “Sostenibilità, prefabbricazione e futuro del settore: un cambiamento già in atto”
02/07/2025
Team Comunicazione - ASSOBETON

Presidente Truzzi, oggi si parla molto di sostenibilità nel mondo delle costruzioni. Quanto è centrale questo tema per il settore e per ASSOBETON?

. La sostenibilità non è più solo un tema emergente, ma una realtà imprescindibile per il settore delle costruzioni. Nei prossimi tre o cinque anni ci attende un impegno crescente nella gestione puntuale dei parametri ESG (Environmental, Social, Governance). Anche se sui fronti “S” e “G” si stanno rivedendo alcune scadenze – come dimostrato dal recente decreto “Omnibus” che ha alleggerito l’obbligo dei bilanci di sostenibilità – sul fronte ambientale (la “E”) il percorso resta tracciato con precisione. Le direttive europee, come la “Case Green” e la nuova CPR, implicheranno requisiti ambientali sempre più stringenti per i prodotti da costruzione.


Come si sta muovendo ASSOBETON per accompagnare le aziende in questo percorso?

. Abbiamo avviato un progetto molto concreto: la realizzazione di un LCA Tool (Life Cycle Assessment), uno strumento che consente alle aziende associate di elaborare le EPD (Environmental Product Declaration) dei propri manufatti. Questo offre un triplice vantaggio: essere pronti per le nuove normative, rispondere alle richieste dei committenti e disporre di un supporto gestionale efficace per ridurre le emissioni in fase produttiva.


A proposito di normative, quali sono le principali scadenze che il settore deve tenere d’occhio?

Le scadenze più rilevanti sono quelle del 2028 e del 2030, legate alla determinazione obbligatoria del GWP (Global Warming Potential) per l’intero organismo edilizio. Entro la fine di quest’anno, gli Stati membri dovranno definire soglie molto stringenti, in linea con gli obiettivi UE di neutralità climatica.


La prefabbricazione può essere considerata una risposta efficace a queste sfide ambientali?

Assolutamente sì. L’edilizia industrializzata, per sua natura, presenta moltissimi vantaggi ambientali. La produzione off-site, cioè in stabilimento, consente un controllo qualitativo e quantitativo che il cantiere difficilmente può offrire. Si ottimizzano le sezioni strutturali, si riducono sfridi e scarti, e si riescono a riciclare quasi totalmente i materiali, comprese le acque reflue e gli inerti.


Quindi si può affermare che la prefabbricazione favorisca l’economia circolare?

Senza dubbio. In stabilimento si possono adottare soluzioni evolute che vanno dal riutilizzo delle acque ai calcestruzzi di recupero, passando per l’impiego di materiali riciclati. Tutti aspetti che rendono molto più agevole la gestione dell’economia circolare rispetto al cantiere tradizionale.


E dal punto di vista energetico e delle emissioni?

Anche qui, i numeri parlano chiaro. L’energia impiegata nei nostri stabilimenti proviene in larga parte da fonti rinnovabili, come gli impianti fotovoltaici. Inoltre, la produzione industriale consente un uso ottimizzato di additivi di ultima generazione e cementi ad alte prestazioni, riducendo la quantità necessaria e abbattendo le emissioni.


Ci sono vantaggi anche nella fase di cantiere, non solo in produzione?

Sì. L’industrializzazione limita le lavorazioni in loco, riducendo polveri, rumori, vibrazioni, traffico e acque reflue – tutti elementi critici, soprattutto nei contesti urbani. A ciò si aggiunge una maggiore sicurezza per gli operatori, tempi più rapidi e impatti ambientali inferiori. Tutto questo porta a un minore impatto ambientale complessivo.


E per quanto riguarda il ciclo di vita dell’edificio?

Il contributo dell’edilizia industrializzata non si ferma al “cradle to gate”, ma si estende fino al “gate to grave”. I manufatti prefabbricati sono più durevoli, richiedono meno manutenzione, hanno maggiore resistenza al fuoco e una elevata efficienza termica, grazie alla massa del calcestruzzo. Questo si traduce in risparmi energetici importanti e in minori emissioni durante l’uso dell’edificio.


Anche la fase di fine vita sembra essere un punto di forza. È corretto?

Esatto. I nostri manufatti non contengono vernici o rivestimenti tossici, quindi sono facilmente riutilizzabili e riciclabili. Inoltre, la smontabilità degli elementi prefabbricati consente interventi mirati e sostenibili, evitando demolizioni invasive.


Presidente, guardando avanti, quali sfide e opportunità vede per il comparto della prefabbricazione?

Credo sia fondamentale investire in una progettazione più efficace e anticipatoria, capace di valorizzare le potenzialità dell’industrializzazione. È un campo che si presta in modo eccellente all’integrazione con le tecnologie digitali, l’intelligenza artificiale e l’automazione, che possono migliorare ulteriormente efficienza e sostenibilità. La direzione è chiara: il nostro comparto è già oggi una risposta concreta alla transizione ecologica.