I pali prefabbricati infissi e la mitigazione della liquefazione delle sabbie: intervista all’Ing. Vincenzo Colella di Geofondazioni
06/06/2023
Sismica
Team Comunicazione di ASSOBETON

È stato pubblicato di recente su Il Sole 24 ore uno stralcio dello studio che il nostro associato Geofondazioni sta conducendo a livello nazionale. Lasciando gli aspetti meramente tecnici ad altre sedi, rivolgiamo alcune domande all'Ing. Vincenzo Colella, responsabile dell’ufficio tecnico di Geofondazioni e, nel caso specifico, partner tecnico della ricerca.

Lo studio che state conducendo con INGV e le Università di Chieti-Pescara e Padova riguarda un fenomeno, quello della liquefazione dei terreni, che in Italia è visto dal grande pubblico più come un "fenomeno curioso" che come un vero e proprio problema. La liquefazione del suolo a seguito di terremoti è stata osservata molte volte in tutto il pianeta: ricordiamo le spettacolari immagini arrivate da Kobe nel 1995 (Giappone) o quelle giunte da Christchurch nel 2010 e 2011 (Nuova Zelanda). Il fenomeno però si è verificato nell'ultimo ventennio anche in Italia: durante il terremoto dell'Emilia del maggio 2012 si sono verificati numerosi episodi di liquefazione del suolo nelle campagne del Ferrarese, ed anche in alcune aree della piana de L’Aquila dopo il terremoto dell'aprile 2009. Cosa ha spinto Geofondazioni ad avviare questa collaborazione con le due università e con INGV?

Liquefazione durante il terremoto dell'Emilia, 2012

Liquefazione durante il terremoto dell'Emilia, 2012

Vale la pena inquadrare il problema con un semplice esempio esplicativo: durante un evento sismico lo scuotimento del terreno saturo di acqua genera un incremento di pressione dell’acqua stessa. Ne consegue una riduzione delle pressioni di contatto intergranulari presenti normalmente nel terreno, fino, al limite, a portare i grani di sabbia in condizione di “galleggiamento”. È un po’ come sostenere che in questa fase le sabbie diventano simili a delle sabbie mobili, nelle quali il terreno perde la sua capacità di resistenza e le strutture soprastanti collassano.

La verifica alla liquefazione delle sabbie è uno degli aspetti obbligatoriamente trattati nelle relazioni geologiche ed in quelle geotecniche, e quindi indispensabile ai fini del dimensionamento di un’opera di fondazione. L’esigenza di interpretare in maniera critica le conclusioni esposte in tali relazioni, sommata alla curiosità volta alla conoscenza del problema, mi ha spinto a leggere una gran parte delle numerose pubblicazioni presenti in letteratura.

E’ doveroso precisare che alla sperimentazione ha partecipato anche il prof. K. Rollins della Brigham Young University, Provo, Utah, USA, ritenuto uno dei massimi esperti nella tecnica del blast test, che consiste nel far brillare in profondità una serie di cariche esplosive in modo da indurre il fenomeno della liquefazione e studiarne gli effetti.



Le prove in situ

Le prove in situ

Dalle prove effettuate si evince che l'infissione di gruppi di pali limita notevolmente gli effetti della liquefazione: i pali possono quindi essere considerati come una sorta di "sistema di difesa dalla liquefazione"?

Nel caso di una fondazione su pali in gruppo (rientrano in tale ambito le fondazioni su plinti o su platee) gli effetti della liquefazione possono essere assimilati ad un carico aggiuntivo assorbibile solo mediante l’impiego di pali di maggior lunghezza.

Per ridurli, si può ricorrere a differenti tipologie di interventi mitigatori:

  • inserimento nel terreno di sistemi di drenaggio che agevolano la dissipazione della sovrappressione dell’acqua, tecnica che tuttavia non risolve l’aspetto fondazionale nel momento in cui si rende necessario il ricorso ai pali;
  • impiego di tipologie di palo che per le modalità di realizzazione o messa in opera producono un addensamento nel terreno (si parla di pali a dislocamento laterale), in grado di contrastare la sovrappressione dell’acqua.


 Altri effetti hanno invece i pali singoli, che non influiscono significativamente sulla liquefazione, ma che possono comunque salvare la struttura che poggia su di loro. L'edificio poggiato sui pali si trasforma quindi in una sorta di palafitta: nello studio che state conducendo viene considerato anche questo effetto?

Si, nella sperimentazione abbiamo constatato che i pali isolati non sono in grado di mitigare i fenomeni di liquefazione; abbiamo monitorato il loro comportamento durante la liquefazione e abbiamo riscontrato che, nonostante la forte riduzione della capacità di portata, sono in grado di rispettare il requisito della salvaguardia della vita: vale a dire la struttura potrebbe non essere più utilizzabile una volta terminato l’evento sismico, ma ha comunque conservato un margine di sicurezza nei confronti del collasso.


L'infissione di un palo

L'infissione di un palo

Pali prefabbricati in calcestruzzo, pali gettati in opera, pali in acciaio, pali in legno, pali in sabbia: nello studio sono state considerate anche altre tipologie di palo? In quali aspetti i pali prefabbricati in calcestruzzo risultano essere vincenti rispetto alle altre soluzioni?

No. La ricerca condotta è risultata decisamente impegnativa ed ha riguardato solo i pali prefabbricati. A tal proposito, riprendendo il concetto affrontato in merito alla capacità di un palo di addensare il terreno, si evidenzia che i prefabbricati sono in assoluto i pali con il maggior dislocamento laterale; in particolare nel corso della sperimentazione abbiamo avuto modo di constatare una maggiore capacità di addensamento nei pali troncoconici rispetto a quelli cilindrici.

Esistono in letteratura abachi che permettono di quantificare l’addensamento indotto dall’esecuzione di pali del tipo gettato in opera, dunque di altre tipologie, che tuttavia hanno delle rilevazioni sperimentali fatte in laboratorio, in piccola scala. La sperimentazione che invece abbiamo eseguito è la prima, con pali prefabbricati, condotta in scala reale; con i risultati ottenuti stiamo provando a definire delle leggi di addensamento legate alla geometria dei pali e all’energia impiegata per la loro infissione, si tratta dunque di leggi specifiche per questa tecnologia.


Prove realizzate su pali in scala reale

Le prove sono state realizzate su pali in scala reale

A quando i risultati finali dello studio? Confluiranno nelle normative di prossima generazione?

Con l’Università di Chieti-Pescara e con la Brigham Young University dovremmo essere in dirittura d’arrivo per l’esposizione dei risultati ottenuti sul gruppo di pali e sui pali isolati nei confronti del processo di mitigazione della liquefazione; a breve dovrebbero uscire pubblicazioni su riviste internazionali di geotecnica.

Con l’Università di Padova è in corso lo studio dell’addensamento prodotto da una palificata, finalizzato all’individuazione di relazioni analitiche previsionali utili ai progettisti; per questa attività siamo a buon punto, ma non sono in grado di fare previsioni.

Il desiderio è di sicuro quello di ottimizzare la progettazione; dal punto di vista della normativa vi è un duplice auspicio:

  • dal punto di vista geotecnico, in particolare nel campo dell’uso dei coefficienti di sicurezza parziali prescritti per la riduzione della stima della capacità di portata, evitare che alcune tipologie di palo gettato in opera, in quanto non espressamente citate, possano essere equiparate ai prefabbricati infissi;
  • dal punto di vista esecutivo non si denota alcun vantaggio, in confronto ai pali gettati in opera, legato al fatto che si tratta di elementi prefabbricati assoggettati a rigorose procedure di controllo.

Colgo l’occasione per informare che è in programma, per fine giugno, un convegno presso l’Ordine degli Ingegneri di Verona, nel quale verrà fatta una panoramica delle rilevazioni effettuate durante la sperimentazione e dei primi risultati ottenuti.