Districarsi tra le certificazioni ambientali: qual è la miglior scelta per un produttore di manufatti in calcestruzzo?
22/07/2021
Sostenibilità
Antonella Colombo, Segreteria tecnica ASSOBETON

L’impatto dell’uomo sull’ecosistema sta guadagnando sempre più rapidamente l’attenzione di governi, opinione pubblica e mercato. Gestire la “variabile ambiente” è diventata oggi una priorità non solo morale, ma anche economica e normativa. Le certificazioni ambientali sono tra gli strumenti a disposizione delle aziende per affrontare questa nuova sfida.

Attualmente, le forme di certificazione ambientale a disposizione delle aziende possono distinguersi essenzialmente in due grandi filoni:

  • la certificazione dell’azienda, ovvero delle sue attività e dei processi produttivi;
  • la certificazione di un prodotto o servizio offerto sul mercato dall'azienda.

Alcune certificazioni sono volontarie, altre obbligatorie: la scelta di quale certificazione sia più adatta alla propria realtà produttiva è strettamente legata, oltre che a precise richieste normative, a chiare decisioni strategiche aziendali.


Obblighi e volontarietà per il settore dell’edilizia industrializzata in calcestruzzo

Il principale obbligo normativo riguardante le certificazioni ambientali nei possibili mercati di sbocco dell’edilizia industrializzata in calcestruzzo è oggi contenuto nel DM 11 ottobre 2017 “Affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici”, più noto come CAM Edilizia.

Tale atto normativo prevede, se specificatamente richiesto dal capitolato d'appalto, l’obbligo di una certificazione del sistema di gestione ambientale per l’appaltatore che partecipa ad un appalto pubblico. Con la certificazione del sistema di gestione ambientale un'azienda comunica ai propri stakeholders che tutti i processi interni, dalla produzione alla gestione dei servizi per il personale, vengono svolti in maniera ecosostenibile e in un’ottica di miglioramento del rapporto tra uomo e ambiente. Esempi di certificazione del sistema di gestione ambientale sono la Registrazione EMAS o la certificazione ISO 14001.

Per quanto riguarda invece le certificazioni di prodotto, ai prodotti prefabbricati è richiesta la sola certificazione riguardante il contenuto di materiale riciclato e/o recuperato e/o sottoprodotto.

Certificazioni ambientali di prodotto

Se la certificazione del sistema di gestione ambientale riguarda i processi aziendali a 360 gradi, la certificazione di prodotto riguarda invece la singola linea di prodotto.

I principi-guida fondamentali per una corretta comunicazione ambientale relativa ai prodotti sono contenuti nelle norme ISO della serie 14020, le quali prevedono tre differenti categorie di certificazioni:

  • Etichette ambientali Tipo I – ISO 14024. Le etichette di Tipo I sono certificazioni sviluppate su base scientifica e prevedono il rispetto di valori di soglia minimi. Questi criteri vengono definiti per ogni tipologia di prodotto tenendo in considerazione l’intero Ciclo di Vita dello stesso. E’ previsto il controllo da parte di un ente terzo certificato che verifica la corrispondenza del prodotto o servizio a metodi standardizzati e normati, tramite l’utilizzo di specifici strumenti. Tra queste etichette rientra, ad esempio, il marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel.
  • Autodichiarazioni ambientali Tipo II – ISO 14021. Le autodichiarazioni ambientali di Tipo II riguardano una specifica caratteristica ambientale del prodotto (”Riciclabile”, “Biodegradabile”, etc.). Sebbene le autodichiarazioni di tipo II non nascano per essere certificabili da una parte terza e non si basino su criteri valutativi predefiniti e riconosciuti, lo standard ISO 14021 viene spesso assunto come linea-guida per poter valutare la correttezza di asserzioni pubblicitarie che rivendicano qualità ambientali del prodotto, al fine di evitare che al consumatore giungano informazioni ingannevoli e non adeguatamente garantite. Le asserzioni di tipo II possono comunque essere oggetto di valutazione di “conformità” e di convalida da parte di un ente terzo.
  • Dichiarazioni Ambientali di Prodotto ISO Tipo III – ISO 14025. Gli eco-profiles o Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) si basano su analisi del Ciclo di Vita di un prodotto. Le regole e i requisiti per condurre queste analisi sono contenute all’interno del PCR (Product Category Rules), documento contenente gli standard a cui attenersi per creare una eco-etichetta di qualità. Le EPD sono sottoposte a un controllo indipendente e presentate in forma chiara e confrontabile. I contenuti di una EPD hanno carattere esclusivamente informativo, non prevedendo (al contrario del “Tipo I”) criteri di valutazione, preferibilità o livelli minimi che il prodotto o servizio debba rispettare.
Certificare il contenuto di materiale riciclato/recuperato/sottoprodotto

Il CAM Edilizia attualmente in vigore prevede le seguenti modalità di verifica:

  • una dichiarazione ambientale di Prodotto di Tipo III (EPD), conforme alla norma UNI EN 15804 e alla norma ISO 14025, come EPDItaly© o equivalenti;
  • una certificazione di prodotto rilasciata da un organismo di valutazione della conformità che attesti il contenuto di riciclato attraverso l’esplicitazione del bilancio di massa, come ReMade in Italy® o equivalenti;
  • una certificazione di prodotto rilasciata da un organismo di valutazione della conformità che attesti il contenuto di riciclato attraverso l’esplicitazione del bilancio di massa che consiste nella verifica di una dichiarazione ambientale autodichiarata, conforme alla norma ISO 14021.

Le modalità di certificazione ammesse come verifica del criterio ambientale, pur assolvendo alla medesima funzione, differiscono tra loro per le modalità ed i tempi di rilascio da parte dell’organismo di valutazione della conformità, nonché per i costi di ottenimento e di mantenimento della certificazione stessa.

Mentre la certificazione basata sulla norma ISO 14021 contiene solo l’informazione necessaria a soddisfare il criterio ambientale stabilito nel CAM Edilizia, e pertanto risulta generalmente essere caratterizzata da costi e tempi inferiori, le altre due modalità di certificazione elencate nel Decreto contengono una serie di altre informazioni sull’impatto ambientale del prodotto cui si riferiscono.

Obbligo ma anche opportunità

Scegliere come operare una scelta tra le varie certificazioni disponibili costituisce oggi un importante capitolo nella strategia aziendale di breve-medio termine. L’attuale contesto normativo nazionale ed internazionale, in costante fermento ed evoluzione, si è ormai definitivamente orientato verso una trasformazione del sistema produttivo da intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell’impiego delle risorse, a un modello che ha invece nella sostenibilità il proprio punto di forza. L’obiettivo di questa transizione è quello di realizzare un processo di cambiamento, un rilancio dell’economia e dei settori produttivi all’interno di un quadro delineato e ben definito che metta al centro la tutela e il rispetto dell’ambiente.

La certificazione basata sulla ISO 14021 è una risposta puntuale ad una specifica richiesta normativa, mentre le altre tipologie di certificazione ammesse dal CAM per la certificazione del contenuto di riciclato e/o recuperato e/o sottoprodotto, oltre al soddisfacimento dell’obbligo normativo, forniscono ulteriori informazioni a carattere ambientale.

L’analisi del ciclo di vita fornisce, ad esempio, la possibilità di individuare le fasi produttive meno performanti e di applicare eventuali misure correttive, ottimizzando in tal modo la produzione. Una certificazione con più indicatori ambientali consente inoltre all’utilizzatore di operare una selezione tra possibili diversi fornitori comparando gli impatti ambientali dei diversi prodotti. Ultimo, ma non per minor importanza, una certificazione a più ampio spettro contribuisce a rafforzare il brand aziendale e ad aumentarne il riconoscimento sul mercato. Al contempo, una certificazione di prodotto basata sull’analisi del ciclo di vita ha valenza anche all’interno delle certificazioni di sostenibilità degli edifici (ad esempio Leed, Breeam, Itaca, …) e delle infrastrutture (Envision).

Se il panorama legislativo internazionale spinge oggi attivamente verso la sostenibilità, inserire nelle proprie strategie di business una scelta ponderata tra le certificazioni disponibili è un imperativo attuale anche nel settore dell’edilizia industrializzata. Nonostante ad oggi il CAM Edilizia costituisca il principale obbligo normativo per i produttori di manufatti prefabbricati in calcestruzzo, infatti, la transizione ecologica in atto potrebbe spingere le aziende verso altre tipologie di certificazione, con risvolti reputazionali, tecnologici ed economici di rilievo.

La scelta finale dovrà contemplare, oltre ovviamente a tempi e costi legati alle differenti certificazioni, un’analisi accurata del mercato attuale e delle prospettive per il futuro.

La strada non è una sola, può e deve essere costruita su misura.