Le dichiarazioni ambientali di prodotto (EPD) stanno assumendo un ruolo sempre più strategico nella trasformazione sostenibile del settore edile. Non si tratta più solo di un requisito richiesto da protocolli volontari, ma di un criterio chiave nella costruzione della normativa europea su prodotto ed edificio.
Basate su analisi LCA (Life Cycle Assessment), condotte secondo standard CEN e ISO, le EPD offrono una valutazione completa dell’impatto ambientale di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime fino al fine vita. Accanto al GWP (Global Warming Potential), parametro ormai consolidato, sono sempre più numerosi gli indicatori di sostenibilità che entrano a far parte di questi strumenti, rispecchiando le esigenze di un mercato e di una regolamentazione sempre più attenti alla tracciabilità dei parametri ambientali.
Con l’imminente revisione del Regolamento Prodotti da Costruzione (CPR), sono attese grandi novità:
- l’obbligo di dichiarare parametri ambientali per i prodotti, dal momento in cui saranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale le norme armonizzate di prodotto aggiornate (si stima che le prime norme estese al requisito della sostenibilità saranno disponibili fra 4 o 5 anni);
- le EPD, oggi volontarie, saranno superate da una dichiarazione ambientale obbligatoria integrata nelle DoP e nella marcatura CE;
- oltre 30 parametri ambientali saranno resi cogenti, in più fasi, con l’inclusione del GWP già dal primo stadio applicativo.
In parallelo, la Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), meglio nota come Direttiva “Case Green”, una volta recepita dagli stati membri, imporrà il calcolo obbligatorio del GWP per tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 1° gennaio 2030 (2028 per gli edifici pubblici).
Gli edifici esistenti meno performanti, residenziali e non, dovranno essere obbligatoriamente ristrutturati, per arrivare ad un parco immobiliare ad emissioni zero entro il 2050.