Da nord a sud, come vivono il COVID-19 i prefabbricatori di ASSOBETON
12/05/2020
Alberto Truzzi, amministratore delegato della Truzzi SpA di Poggio Rusco, Mantova

Chiusure, smart working, preoccupazioni per la salute economica delle aziende e per le supply chains, a qualche giorno dall’inizio della Fase 2, con la riapertura dei cantieri edili ed il ritorno ad una quasi normalità, facciamo il punto della situazione COVID-19 con alcuni prefabbricatori di ASSOBETON.

Da nord a sud, dalla provincia di Sondrio a quella di Catania, come hanno vissuto l’emergenza COVID i produttori di manufatti cementizi? Chi prima chi dopo, per esigenze organizzative o per imposizione legislativa, le aziende del settore hanno riaperto il 4 maggio dopo diverse settimane di chiusura. Sicuramente per tutti gli intervistati è stato uno stop fortemente debilitante dal punto di vista economico ma anche un’occasione per rivedere l’organizzazione del lavoro, per implementare modalità e tecnologie smart e per investire in formazione.

In tutta Italia stabilimenti e cantieri si sono fermati a lungo, per la prima volta nella storia del settore, tuttavia le nuove tecnologie hanno permesso la continuazione da remoto di tutte le attività di ufficio. Mantenere competitività ed efficienza nonostante le procedure aggiuntive legate alla tutela della salute è stata una delle priorità e la forte volontà di ripartire si è accompagnata alla consapevolezza di dover adottare cambiamenti significativi, rivedendo i protocolli aziendali e adottando tutte le misure possibili.

L’emergenza è stata affrontata da tutti con serietà e grande attenzione per la salute dei dipendenti, ma le aziende con sede nelle zone più colpite hanno restituito un quadro decisamente più drammatico, avendo vissuto in prima linea gli effetti del virus: “insieme a tante altre aziende possiamo dire di essere stati al fronte, forse abbiamo realizzato prima di altri la potenza devastante del virus” è stato il commento di Marco Paolini, AD di Xella, dalla provincia di Bergamo. In tutto il Nord Italia, anche al di fuori delle zone rosse, molti prefabbricatori hanno scelto di sospendere le attività con anticipo rispetto alle disposizioni governative, dando un segnale di forte responsabilità.

Oggi, a poco più di una settimana dalla ripresa cosa ci si aspetta da questa “cauta ripartenza”? Per tutti la previsione è quella di un rallentamento degli ordini aggravato dai problemi legati alla logistica, ai fornitori e alle tempistiche di consegna, senza dimenticare l’aumento dei costi legati alla sicurezza. Emerge tuttavia dalle parole dei soci un cauto ottimismo, con la certezza che la crisi potrà essere superata mettendo in campo professionalità, correttezza e credibilità.

Lasciamo ora la parola ai soci, che ringraziamo per le loro testimonianze.

Manuel Boccolini, amministratore delegato della Manini Prefabbricati di Santa Maria degli Angeli, Perugia

La rapida diffusione del Covid 19 ha avuto un impatto inaspettato nel nostro paese e di certo ha stressato come mai prima il nostro sistema sanitario. In Umbria Abbiamo avuto dei numeri molto diversi da quelli della Lombardia e del Veneto, e per questo quanto è stato fatto dal personale medico infermieristico di queste regioni è stato apprezzato in maniera profonda.

A livello economico è chiaro che il lockdown ha interrotto produzione e montaggi, quindi incidendo direttamente sul fatturato del portafoglio ordini acquisiti. Ma ovvio che ha comportato anche un sostanziale stand-by delle trattative commerciali, in quanto la “stretta di mano” e la scelta del prefabbricatore nel nostro settore molto spesso non dipende solo dal prezzo e dalla soluzione tecnica ma anche dalla fiducia che si instaura tra cliente e fornitore.

Ci siamo organizzati per riattivare a regime, dal 4 maggio, tutti i nostri reparti produttivi ed i cantieri sospesi da quasi due mesi ormai, attuando tutte le prescrizioni contenute nei protocolli di sicurezza emanati dal Governo di concerto con le parti sociali.

Certo, la preoccupazione per il futuro è inevitabile, ma siamo pronti ad affrontare questa nuova crisi con la professionalità, la correttezza e la credibilità che ci hanno sempre contraddistinti. E sono convinto che le aziende del nostro settore che hanno basato la loro policy su questi tre “pilastri”, supereranno bene anche questa crisi.”

Claudio Civello, amministratore delegato della Sicep SpA di Catania

"Sicep ha chiuso l'attività lo scorso 23 marzo a seguito del DPCM del giorno precedente. In effetti essendo in Sicilia, in particolare alla fine di marzo, basso l'impatto del contagio non ci aspettavamo tale decisione che invece al Nord era attesa. Comunque è stata una saggia decisione, ha ridotto di molto la crescita dell'epidemia, che adesso è in fase di decrescita in linea col Sud del paese.

Tutti i dipendenti, tranne i servizi di base e due amministrativi che hanno lavorato fine a fine marzo in smart working, sono stati posti in CIG.

Avevamo in corso una importante commessa per un grande deposito di logistica, il cui montaggio era previsto con inizio a metà aprile. Il cliente ha interrotto anche lui il cantiere ma poi lo ha ripreso il 20 aprile con la comunicazione in Prefettura. Pur avendo anche noi inviato le relative comunicazioni, abbiamo preferito non seguirlo ed evitare problemi, anche perché delle 2 Prefetture interessate solo Ragusa ha risposto, ma solo il 27 aprile.

Quindi ripartiremo il 4 maggio.

Già il 16 marzo avevamo attivato un regolamento interno per il contenimento della diffusione del coronavirus, che però non prevedeva l'uso di mascherine, anche perché all'epoca non disponibili. Non siamo a conoscenza di nessun caso di Covid 19 né all'interno della cerchia dei dipendenti né dei subfornitori e subappaltatori. In seguito i responsabili si sono riuniti per implementare il regolamento ed adeguarlo alle ultime disposizioni.

I problemi che temiamo si presentino è sui cantieri di montaggio sia per l'aspetto logistico (dovendo inviare squadre di montaggio in cantieri lontani non troviamo in loco possibilità di alloggio) sia perché tutti i cantieri che erano o in corso o in procinto di iniziare ora pretendono la consegna ed il recupero del tempo perduto. Questi aspetti emergeranno con più forza una volta partiti.

Un altro aspetto che dovrà essere attenzionato è quello dei maggiori costi della sicurezza sia per i contratti già in corso che per i nuovi."

Gianmario Moretta, amministratore delegato della Moretta prefabbricati di Lovero, Sondrio

Abbiamo chiuso la nostra produzione il 13 marzo, abbiamo quindi attivato la cassa integrazione per tutta la forza lavoro e abbiamo programmato la ripresa parziale il 04 maggio.

Abbiamo inviato una mail pec al Prefetto della zona qualche settimana fa, per poter fare lavori di manutenzione e contabilità, ma solamente per poche ore e solamente per alcuni soggetti.

Per quanto riguarda la criticità economica siamo riusciti a saldare tutti i pagamenti con scadenza 30 aprile, ma abbiamo una situazione di seria criticità per le scadenze del 31 maggio se non effettueremo produzione nel mese di maggio.

Per far fronte a questo problema abbiamo chiesto la moratoria per i ns finanziamenti in essere ed inoltre abbiamo fatto richiesta per accedere al DL Liquidità ma purtroppo ancora non abbiamo avuto risposta dalla banca in merito al tasso, ci hanno solamente dato delle indicazioni, risultate diverse da quello che ci aspettavamo.”

Marco Paolini, amministratore delegato di Xella Italia e Vicepresidente di ASSOBETON

Voglio pensare all’emergenza CoVid 19 come ad un grande momento di crescita e di coesione per tutto il Team di Xella Italia.

La nostra sede commerciale ed amministrativa è a Grassobbio, in provincia di Bergamo, il nostro stabilimento principale a Pontenure, prima periferia di Piacenza, il secondo stabilimento è in Basilicata, mentre la nostra rete commerciale copre l’intero territorio nazionale.

Siamo quindi stati decisamente molto toccati dall’emergenza, insieme a tante altre aziende possiamo dire di essere stati al fronte, forse abbiamo realizzato prima di altri la potenza devastante del virus e, grazie al contributo di tutti, abbiamo reagito molto velocemente decidendo di chiudere la sede e di passare alla modalità di lavoro agile.

I colleghi della produzione sono poi stati davvero molto efficienti nella redazione e nell’implementazione delle procedure per la protezione del personale.

Quando abbiamo dovuto sospendere le attività, ci siamo dedicati alla formazione tecnica dei progettisti e dei professionisti con cicli di webinar e abbiamo poi sfruttato il tempo a disposizione per approfondire la formazione della rete tecnico commerciale.

Siamo stati molto aiutati dal fatto di essere una realtà multinazionale e quindi di aver potuto condividere idee e best practices con i colleghi di altri paesi, non ci siamo mai davvero sentiti soli e devo anche dire che la nostra esperienza è molto servita al gruppo per organizzare il lavoro in paesi che sono stati toccati dall’emergenza dopo l’Italia.

Mi ha fatto molto piacere la solidarietà di molti colleghi stranieri che hanno dimostrato la loro vicinanza all’Italia, contribuendo di tasca propria alla raccolta fondi che abbiamo fatto in favore dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, un segno tangibile di essere parte della stessa famiglia.

Abbiamo imparato l’importanza di non stancarci di comunicare, di coinvolgere il personale nelle decisioni, soprattutto in una situazione in cui ora dopo ora siamo stati costretti a cambiare rotta, la cosa più importante infine è stata la responsabilizzazione e l’effettiva presa di responsabilità da parte di tutti i colleghi.

Ora ci stiamo preparando a ripartire con molti dubbi su quello che sarà il mercato nei prossimi mesi, ma con la certezza che la squadra Xella è pronta ad affrontare le nuove sfide e vuole essere protagonista del futuro continuando ad essere a fianco dei professionisti delle costruzioni.”

Alberto Truzzi, amministratore delegato della Truzzi SpA di Poggio Rusco, Mantova

"Dal 16 marzo abbiamo dovuto sospendere ogni attività di produzione e di installazione, fermando sia gli stabilimenti, sia i cantieri della Truzzi, della Cappellari e della Padana Pannelli. Gli impiegati invece hanno continuato a lavorare da remoto, sfruttando i sistemi di smart working che avevamo predisposto nelle settimane precedenti la chiusura forzata. Stiamo smaltendo permessi e ferie accumulate e usufruendo, per il rimanente, della Cassa integrazione Covid-19.

Ci siamo preparati alla ripartenza, abbiamo studiato a fondo la situazione ed i protocolli nazionali, elaborando protocolli aziendali e istruzioni operative. L’obiettivo primario rimane la salute. Dovremo sopperire con l’impegno individuale e collettivo a mantenere competitività ed efficienza nonostante le procedure aggiuntive, che vogliamo applicare rigorosamente. È un’occasione importante per fare emergere la forza del nostro gioco di squadra, sulla quale ho molta fiducia. Sui cantieri dovremo collaborare con i coordinatori della sicurezza per contemperare contenimento dei rischi e prosecuzione efficiente dei lavori. Ci auguriamo che tutti i fornitori possano riaprire e che non si sia condizionati da carenza di materiali o semilavorati.

Quello che mi aspetto per il futuro è un rallentamento degli ordini dal punto di vista commerciale, come peraltro previsto dai vari istituti, che indicano effetti pesanti sul settore costruzioni. Vedo però all’orizzonte anche alcune prospettive positive, in quanto è vero che le aziende colpite rimanderanno la costruzione di nuove sedi operative, ma i settori che da questa crisi avranno opportunità, come ad esempio farmaceutico, biomedicale, parte dell’alimentare, ospedaliero, dovranno invece pensare a nuovi spazi produttivi. Inoltre, assisteremo ad un altro fenomeno positivo. Questa crisi sanitaria ha messo fortemente in discussione la struttura delle supply chains, che, in era di globalizzazione, si erano spinte molto al di là dei confini. Ma scoprire che un fornitore remoto, situato nell’est europeo o in estremo oriente, non può produrre perché soggetto a fermo operativo o anche a chiusura di confini fisici e quindi non può consegnare, condizionando pesantemente la catena produttiva, è un fatto che dovrà far riflettere molto le grandi organizzazioni. Sono convinto che tante produzioni che ora sono all’estero torneranno in Italia e questo darà prospettive positive per il lavoro, anche nel mio settore. Per l’edilizia, vista la scomoda quarantena vissuta, aumenteranno coloro che vorranno appartamenti e residenze più grandi."